Venerdì 4 luglio. Care compagne, care amiche, care tutte, ad un anno dal nostro primo appello "Scioperiamo per fermare la cultura…
Giovedì 10 aprile. Care amiche, care compagne, car@ tutt@, la reazione alla libertà e autodeterminazione delle donne e dei movimenti…
Giovedì 6 marzo. Care amiche, care compagne, car@ tutt@,il primo marzo a Roma, con un significativo flashmob dal titolo chiaro…
Martedì 25 febbraio. Nell'imminenza dell'8 marzo, di cui vi diremo più avanti, due parole sulle sorti nostre e dell'Italia che…
Lunedì 16 dicembre - Dopo le disavventure con la nostra casella di posta, ci siamo riprese dalle emozioni della giornata…
Venerdì 22 novembre - Sciopero è la parola suggestiva - ma scomoda – che ha contaminato la nostra campagna politica…
Venerdì 15 novembre - “Se mi guardo attorno non vedo e, soprattutto, non sento niente. Silenzio. Da parte del governo…
Venerdì 8 novembre - Con grande fatica stiamo cercando di tessere la tela che consentirà, ad ognuna di noi il…
Venerdi 1 novembre - Care compagne, care amiche, car@ tutt@, nonostante le numerose adesioni di vari coordinamenti e di categoria della…
Una donna uccisa ogni due giorni non è una questione di ordine pubblico, ma una ferita aperta nella società civile. Lucia, Antonella, Maria Grazia, tanto per citare le ultime della lista, sono state ammazzate dall'ex fidanzato, dal marito e dal compagno nei giorni successivi al decreto varato dal governo il 9 agosto scorso. La prova che misure soltanto repressive non sono la soluzione del problema perché il femminicidio non ha natura emergenziale ma sistemica. Per questo occorrono, e con urgenza, iniziative di sensibilizzazione e prevenzione, finanziamenti ai centri antiviolenza, campagne istituzionali e mediatiche che mettano al bando ogni giustificazione e sottovalutazione del fenomeno. E che, soprattutto, favoriscano la percezione delle donne non come vittime e soggetti deboli bisognosi di tutele, ma persone a tutto tondo da sostenere contro antiche imposizioni patriarcali, in grado di autodeterminarsi e scegliere liberamente il proprio modo di vivere.
Per questo rilanciamo con ancora più fermezza l'appello allo "Sciopero" delle donne per il 25 novembre prossimo, convinte che solo un'azione forte possa indurre il nostro Paese a una riflessione seria sulle relazioni tra i generi, sul potere e le sue dinamiche di sopraffazione.
Uno "Sciopero" generale e generalizzato contro il femminicidio per ridare peso alla politica delle donne, riprendere in mano le pratiche e i percorsi dei femminismi che in questi anni hanno lavorato sulle molteplici forme della violenza e dare un segnale chiaro e inequivocabile riconoscendo che solo una Cultura antirazzista, antifascista e non sessista può produrre un nuovo modo di pensare e vivere le relazioni fra i sessi.
Uno "Sciopero" che affermi di un nesso imprescindibile fra lavoro/cura/precarietà/reddito, rivendica la maternità come una scelta, rifiuta il ricatto delle dimissioni in bianco e afferma che anche la salute del corpo delle donne è un diritto che non può essere in balìa di ideologiche e strumentali obiezioni.
Uno "Sciopero" che chiede che non venga mai meno il rispetto per le differenze, la laicità dello Stato e la lotta contro tutti i fondamentalismi etici, religiosi e politici e che chiede piena cittadinanza per le donne migranti che vivono nel nostro Paese in nome di una Cultura laica dell'accoglienza, della condivisione e della solidarietà.
Uno "Sciopero" che pretende dalle istituzioni, dai mass media e dalla società tutta che si facciano carico della quotidiana ed inesorabile furia omicida contro le donne che non accenna neanche per un giorno a fermarsi perché frutto di una Cultura, violenta e sessista.
Uno "Sciopero", infine, come azione profondamente politica, la sola che può restituire il diritto alla felicità che tutt@ ci meritiamo.
Aderisci allo "Sciopero" delle donne - per un mondo più giusto da consegnare alle future generazioni - e agli uomini che saranno loro accanto.
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Pensavamo che l'uccisione di Fabiana, bruciata viva dal fidanzato sedicenne, esprimesse un punto di non ritorno. Invece no. L'insulto che è stato rivolto alla ministra Cécile Kyenge – da un'altra donna – dice molto più di quanto non vogliamo ammettere. E di fronte ad una violenza verbale simile, non ci sono scuse o giustificazioni che tengano. Noi non siamo mai state silenziose, abbiamo sempre denunciato questi fatti, le violenze fisiche e quelle verbali. Ma non basta. Leggi